Quello che le donne non dicono alla chiesa

Ascoltiamole! È l’invito di Ilaria Beretta, giornalista professionista, autrice del libro “Quello che le donne non dicono alla chiesa” edito da Ancora 2019. Il libro è un’occasione per dare voce e visibilità alle donne divenute la base dell’istituzione cattolica. L’autrice ha convocato quindici donne che hanno ruoli, competenze ed età diverse fra loro. Nel campione interpellato si trova la catechista, la professoressa di religione, la colf di comunità, la teologa, la psicologa, la consacrata e la missionaria, la suora, la madre, l’esperta in sanità pastorale sanitaria, l’ex monaca e chi è impegnata nella carità.

Tutte queste donne raccontano la loro esperienza personale fatta spesso non solo di competenza professionale, ma di generosità, passione e sono il corpo vibrante e vitale della comunità cristiana.

Nel libro ciò che viene evidenziato dall’autrice è che la presenza femminile nelle parrocchie è superiore a quella maschile; chi si occupa del catechismo in Italia sono per la maggior parte donne e sono coloro che partecipano e rivestono ruoli attivi nelle comunità cristiane. Sono impegnate in mille occupazioni come le pulizie nelle canoniche, nelle scuole insegnano religione, nelle periferie si organizzano per dar vita ad iniziative di accoglienza e di solidarietà. E’ cresciuto negli ultimi anni anche il numero di studentesse in istituti teologici ma la loro attività è sempre comunque sotto la direzione di un parroco e nonostante il loro contributo prezioso ancora oggi non hanno il dovuto riconoscimento.

Significative le loro testimonianze dalle quali emerge la mancanza di un significativo confronto con il clero e la sentita assenza di chiarezza sul ruolo femminile nella chiesa. Tra di loro c’è chi attende pazientemente un cambiamento chi invece è molto più agguerrita, ma tutte credono nella necessità in un cambiamento radicale nella cultura e mentalità di molti preti.

Le donne che operano nella chiesa a livello base o in ambiti più elevati chiedono a gran voce di uscire da quell’angolo in cui sono state recluse. Le loro esperienze e le testimonianze riportate in queste 160 pagine, a volte sono critiche nei confronti di una mentalità clericale retrograda e in altre testimonianze offrono idee, spunti per raggiungere quel cambiamento così atteso.

Tra le quindici donne ascoltate dalla giornalista è interessante l’intervento di una ventiduenne, Mariachiara, che lavoro in un oratorio di Milano che sogna una Chiesa capace di accettare le donne così come sono con tutte le difficoltà, le competenze del giorno d’oggi oppure Francesca, 50 anni, convinta che i preti dovrebbero assumersi più responsabilità, capire l’importanza ed il significato del denaro che si guadagna a fatica. Capire il significato di una famiglia e crescere dei figli indipendentemente dal fattore biologico. Francesca si spinge oltre tocca anche il terreno minato del matrimonio, “convinta che aiuterebbe i preti a capire la funzione della donna e non solo dal punto di vista materno. Incomincerebbero a capire come una donna andrebbe trattata e ascoltata riuscendo così a confrontarsi con una sensibilità diversa dalla propria”.

In una società sensibile alle quote rosa la Chiesa riserva alle donne ancora un ruolo subalterno anche se sempre più numerose lavorano in parrocchia come catechiste o lavando e pulendo le canoniche offrendo consulenza ai preti in temi di teologia; ancora oggi nella Chiesa è del tutto inesistente una emancipazione femminile anche se Papa Francesco ha più volte ripetuto “La Chiesa non può essere se stessa senza la donna e il suo ruolo. La donna per la Chiesa è imprescindibile”.

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